Sono Marco e ho 28 anni.
Sono cresciuto in una famiglia in cui nulla è mai mancato.
A 16 anni non andavo a lavorare in campagna d’estate come molti miei amici ma facevo un mese di mare non ho mai dovuto guadagnare nulla, avevo tutto, nessuno mi ha mai chiesto nulla a casa mia.
Ho studiato finchè ne ho avuto voglia poi sono andato a lavorare con mio padre.
Mi sono fidanzato e sono andato a vivere nella casa appena ristrutturata dai miei proprio accanto a loro.
Pranzo e cena quasi sempre pronti da mia madre, mai dovuto pensare a lavare o pulire, ero praticamente in una dependance dei miei.
Mi sembrava andasse tutto bene poi a un certo punto con la mia fidanzata tutto è andato a rotoli. Lei mi accusava di essere succube di mio padre, di non saper prendere decisioni da solo, di non saper uscire dal ruolo di figlio.
La presenza dei miei le sembrava eccessiva, non avevamo la nostra routine, una casa tutta nostra in cui poter fare quello che volevamo, tutto era sempre già fatto, a me sembrava comodo a lei sembrava soffocante.
L’ho capito solo dopo quanto avesse ragione. Era troppo tardi quando mi sono reso conto di essere un figlio cresciuto che si era lasciato trascinare dai genitori per troppo tempo, dove loro pensavano sarebbe stato meglio per me, e la cosa buffa è che ero arrivato a credere che fosse davvero il meglio per me.
Loro lo facevano in buona fede, lo so, molto attenti troppo presenti riuscivano ad imporre le loro decisioni senza alzare la voce perché io ero abituato a lasciarglielo fare.
Percorso Psicologico
Il percorso che ho dovuto fare per riprendermi la mia autonomia e accettare di essere un adulto senza cordone ombelicale non è stato privo di ostacoli.
Il supporto psicologico è stato fondamentale, per tanti anni ho vestito un ruolo che doveva evolvere.
Era necessario crescere e fare questo percorso ora sono pronto per una nuova relazione, da uomo, indipendente che vuole bene ai suoi genitori ma sa delimitare i suoi spazi e fare i suoi errori senza che nessuno li prevenga o li corregga al posto mio.