• Via Roma 62, Crevalcore (BO)
  • Lun-Ven: dalle 9.00 alle 19.00

Tag Archives: Storie

Il Disturbo Post Traumatico- lo conosci?

La Storia di Marco, 40 anni

Ero un uomo come tutti fino a 3 anni fa quando camminando per strada un’auto a tutta velocità mi piombò addosso senza che io potessi fare nulla per evitarlo.
L’ho vista, in una frazione di secondo, cambiare traiettoria e puntare su di me.
Una frazione di secondo in cui ho sentito la morte addosso poi più nulla.

Ho passato un paio di mesi in ospedale, inizialmente la mia situazione era critica, la mia famiglia pensava di perdermi da un giorno all’altro, poi giorno dopo giorno piccoli miglioramenti ed ora ho recuperato quasi interamente la funzionalità fisica ma dentro di me ero in coma emozionale.

Il pensiero di ciò che ha provato la mia famiglia in quei giorni di incertezza mi tormenta, mi sento in colpa per le sofferenze di mia moglie, di mia figlia e di mia madre che in due mesi ha perso la metà del suo peso.
Razionalmente sapevo che non era colpa mia ma dentro di me era un tormento.

Insonnia, incertezza su tutto e su tutti, sono diventato diffidente, timoroso e inquieto.
Accompagnavo mia figlia fino al portone della scuola, cercavo di non essere mai da solo, mi guardavo alle spalle sempre. La mia situazione era diventata insostenibile per mia moglie, la notte non dormivo più con lei, dovevo alzarmi, controllare che tutto fosse a posto dalla finestra, avevo pensieri ricorrenti.
Il mio peggior pensiero era che un auto piombasse sulla mia casa e io non riuscissi a portare in salvo la mia famiglia.

Ho preso psicofarmaci per un po’, consigliato dal mio medico, ero sedato ma i pensieri ricorrenti non mi avevano abbandonato.
Io ero una pentola in ebollizione, non potevo continuare ad aggiungere acqua fredda in eterno, dovevo cercare di abbassare la fiamma, così ho intrapreso un percorso di Psicoterapia.


La diagnosi fu chiara da subito: Disturbo Post Traumatico da Stress

La Terapia

Mi è stata proposta la Tecnica dell’EMDR, erano passati due anni dall’incidente ma il mio cervello non era riuscito ad archiviare correttamente il ricordo dell’evento per cui il pensiero mi scovava in qualsiasi momento della giornata, in qualsiasi situazione, si affacciava e mi rapiva. Quante giornate e notti rovinate. Quante emozioni non vissute…

L’EMDR mi ha cambiato la vita. In poco tempo, molto meno di quanto credessi, ho rielaborato il mio vissuto e ho superato le mie incertezze, ho trovato il mio luogo sicuro è rimasto il triste ricordo, certo, ma non sono più schiavo. Ora comando io.

Sono un eterno Figlio

Sono Marco e ho 28 anni.
Sono cresciuto in una famiglia in cui nulla è mai mancato.
A 16 anni non andavo a lavorare in campagna d’estate come molti miei amici ma facevo un mese di mare non ho mai dovuto guadagnare nulla, avevo tutto, nessuno mi ha mai chiesto nulla a casa mia.
Ho studiato finchè ne ho avuto voglia poi sono andato a lavorare con mio padre.

Dipendenza dai genitori
Figlio o Compagno?

Mi sono fidanzato e sono andato a vivere nella casa appena ristrutturata dai miei proprio accanto a loro.
Pranzo e cena quasi sempre pronti da mia madre, mai dovuto pensare a lavare o pulire, ero praticamente in una dependance dei miei.
Mi sembrava andasse tutto bene poi a un certo punto con la mia fidanzata tutto è andato a rotoli. Lei mi accusava di essere succube di mio padre, di non saper prendere decisioni da solo, di non saper uscire dal ruolo di figlio.
La presenza dei miei le sembrava eccessiva, non avevamo la nostra routine, una casa tutta nostra in cui poter fare quello che volevamo, tutto era sempre già fatto, a me sembrava comodo a lei sembrava soffocante.
L’ho capito solo dopo quanto avesse ragione. Era troppo tardi quando mi sono reso conto di essere un figlio cresciuto che si era lasciato trascinare dai genitori per troppo tempo, dove loro pensavano sarebbe stato meglio per me, e la cosa buffa è che ero arrivato a credere che fosse davvero il meglio per me.
Loro lo facevano in buona fede, lo so, molto attenti troppo presenti riuscivano ad imporre le loro decisioni senza alzare la voce perché io ero abituato a lasciarglielo fare.

Percorso Psicologico

Il percorso che ho dovuto fare per riprendermi la mia autonomia e accettare di essere un adulto senza cordone ombelicale non è stato privo di ostacoli.

Il supporto psicologico è stato fondamentale, per tanti anni ho vestito un ruolo che doveva evolvere.
Era necessario crescere e fare questo percorso ora sono pronto per una nuova relazione, da uomo, indipendente che vuole bene ai suoi genitori ma sa delimitare i suoi spazi e fare i suoi errori senza che nessuno li prevenga o li corregga al posto mio.

Omosessualità – testimonianza

Sono Pietro ho 29 anni.
Vivo da solo da 3 anni, da quando ho preso consapevolezza della mia omosessualità.
La mia esperienza non è diversa da quella di tanti ragazzi e ragazze che durante l’adolescenza e a volte anche prima, si scoprono con interessi diversi da quelli degli amici.
La mia adolescenza è stata bella ma non spensierata. Avevo amici e amiche, gli stessi di ora, una famiglia che mi vuole bene ma con cui non sono mai riuscito ad esprimere quello che mi frullava per la testa.
Ero spensierato con le mie amiche, un po’ meno con i miei amici, ma comunque li frequentavo volentieri, facevo sport insieme a loro e mi divertivo, alle Medie bisogna divertirsi…
Arrivato alle superiori gli interessi degli amici e delle amiche erano già cambiati ed io faticavo ad inquadrarmi. Mi dicevo che forse mi ci voleva solo un po’ più di tempo quindi fino ai 15 anni ci ho pensato poco anche se il senso di inquietudine mi ribolliva dentro.

Ho avuto attacchi di dolori addominali molto forti e ripetuti, ho fatto tanti esami poi mi dissero che potevano essere spasmi nervosi dovuti all’età, l’adolescenza è un periodo travagliato per tutti e qualcuno somatizza le proprie preoccupazioni.

Era proprio così per me. L’ho capito a 16 anni in un giorno di fine estate, ero con la mia compagnia in bici al campo di basket, pronti per una partita improvvisata con ragazzi che conoscevo poco… Appena iniziato mi sono scontrato con uno di questi ragazzi lui mi ha dato la mano per rialzarmi e Boooom!. Ho sentito una morsa nello stomaco, l’intestino si è srotolato, una sensazione bellissima e dolorosa. Mi sono dovuto sedere un attimo con una scusa. In quell’attimo preciso ho capito che quel ragazzo mi aveva dato una emozione sconosciuta, intensa e meravigliosa.
Ci ho pensato tutta la notte a quella sensazione, il ragazzo non so neanche come si chiami, mi si è fermato il mondo, mi è salita anche la paura, paura di aver provato una emozione sbagliata o una emozione giusta per la persona sbagliata.
Per diversi mesi ho cercato di studiare le mie emozioni in ogni attimo della giornata per capire se fosse stato un caso isolato, se la stessa cosa la provavo anche per una qualche ragazza. Ma nulla.
Ecco come ho capito di essere attratto dai ragazzi.
Accettare questa cosa non è facile, trovare il modo e le parole giuste per dirlo ai propri genitori, per quanto aperti ed accoglienti è complicato, hai paura che qualcosa cambi anche nei rapporti con gli amici, ero veramente impaurito e preoccupato per la reazione di mio padre.

Sostegno Psicologico

sostegno psicologico omosessualità
vivere le emozioni liberamente

Il sostegno psicologico mi ha aiutato in questo, a non soffocare i miei sentimenti, a vivere la vita e le emozioni come fanno tutti, con libertà. L’accompagnamento e l’iniezione di fiducia mi sono serviti per parlare con i miei genitori, per non nascondermi più e soffocare quella leggera vergogna che ingiustamente mi portavo addosso. Qualcosa è cambiato da quando ho iniziato il percorso psicologico, io sono più sicuro di me, più leggero, sto meglio con me stesso e di conseguenza anche gli altri stanno meglio con me, sono meno concentrato ad ascoltare ogni mia vibrazione, meno focalizzato sui miei pensieri e posso essere pienamente amico, figlio e compagno.

Non riesco a diventare Mamma- Storia

Sono Monica ed ho 38 anni, sono sposata da 9 anni e non ho figli.
“Fino ai 30 anni non ho mai sentito il desiderio di essere mamma anzi, ho puntato molto sul mio lavoro e le amiche che rimanevano incinte mi davano la sensazione di essere state vincolate, fermate nel loro viaggio verso l’indipendenza e la libertà dell’improvvisazione.
Con il tempo, piano piano, è cresciuto in me un desiderio (forse dovuto agli ormoni non lo so) e a 32 anni abbiamo deciso di diventare genitori… ingenuamente pensavo che il momento della decisione coincidesse con l’avvio di una gravidanza e invece no…

Passano gli anni, continuiamo a provarci sempre, quasi con rabbia e sfida nei confronti di noi stessi. Ci siamo rivolti a più Centri di fertilità, fatti esami ma non è risultato nulla di anomalo se non che la mia età stava avanzando un po’ troppo per fare il primo figlio.

Iniziamo a transitare per i reparti di “infertilità”, a raccogliere informazioni sui metodi e sulle leggi, un mondo a parte che ignoravo fino a poco tempo fa.
Facciamo l’inseminazione poi una fecondazione ma nulla.
Come mi sentivo dopo l’ennesima mestruazione non voluta? Una fallita. Avevo identificato nella gravidanza tutta me stessa. Se non riuscivo in quello non riuscivo in nulla.
Intorno a me, la mia mente in modo subdolo, mi faceva notare solo pancioni e bambini. Le amiche mi dicevano che dovevo solo rilassarmi e smetterla di pensarci, come se fosse una cosa semplice, ero ormai dipendente dal pensiero di aspettare un figlio.
Qualcuna mi diceva pure, nei momenti di crisi, che ero fortunata perché i figli sono una grande responsabilità e un impegno e che io invece potevo godermi la vita come e quando volevo. Le stesse persone poi, quando si usciva in compagnia (poche volte), non parlavano d’altro dei progressi dei loro bambini con aria soddisfatta e compiacente ed io mi sentivo sempre più alienata.
Non ho fatto una psicoterapia per uscire da questo loop ma una serie di colloqui che mi hanno guidata fuori dal mio “rimuginio”, dal pensiero fisso, dall’ansia da prestazione e dalla identificazione di me stessa in questa “impresa”. “

Cosa puoi fare

Specialmente nei casi in cui l’infertilità è idiopatica ossia di origine sconosciuta (non succede e basta) la mente esercita sul corpo un reale potere. La distensione, il mollare la presa e il riuscire davvero a non pensarci in modo compulsivo

gravidanza desiderata infertilità
Missione: Diventare Genitori

a volte danno l’opportunità di avverare quel desiderio.
Se non capita, se non può capitare, se non si diventa genitori pur desiderandolo, se passa l’età massima, il processo di accettazione della situazione e della consapevolezza deve fare il suo corso. Se questo processo crea disagio e difficoltà, chiedere aiuto è possibile e doveroso per continuare a vivere a pieno la propria vita individuale e di coppia.
Può accadere che queste difficoltà vadano a minare la relazione di coppia, anche in questo caso il supporto psicologico può guidare verso la stabilizzazione degli equilibri.

Ho la Sclerosi Multipla…(testimonianza)

supporto psicologico sclerosi multiplaLa testimonianza di Manuela 26 anni.
“E’ un anno oggi, un anno esatto dalla sentenza. Ero con mia madre in sala d’attesa in ospedale, mi avevano chiamata per gli esiti della risonanza che avevo fatto e che di sicuro non davano buone notizie visto che ci hanno convocati personalmente per consegnarceli.
Davo un nome ai miei dolori, ai miei formicolii improvvisi, ai miei disturbi alla vista. Avevo letto un sacco di cose su Internet e in fondo ero preparata ma sentirselo dire proprio è un’altra cosa: Sclerosi Multipla.
Non so dire come mi sono sentita, mi si sono paralizzate le emozioni per un paio di giorni. Poi mi ha assalito una rabbia verso tutto e tutti, verso chi sta bene, verso chi mi voleva stare vicino.
Mille domande mi sono venute in mente in questi mesi, potrò avere dei figli? Quale sarà il possibile decorso? Troveranno mai una cura efficace? Chi si curerà di me quando non sarò più autosufficiente?
Ho pianto, tanto, mi sono sollevata e sono caduta mille volte in un anno. Ho trattato male alcune persone lo so. Il mio fidanzato voleva solo starmi vicino e io inconsciamente l’ho allontanato, forse per proteggerlo, forse perché mi sentivo in colpa, forse perché sono una normalissima stronza.
Sto trovando piano piano un equilibrio nuovo tra le mie emozioni, le mie aspettative e i miei obiettivi.
Il sostegno psicologico mi sta aiutando ad accettare questa condizione, i momenti di ricaduta, le cure e i loro effetti collaterali. Mi pongo obiettivi a breve termine e sfrutto ogni mia energia per godermi la vita. Mi sto riavvicinando al mio ex fidanzato, perché la vita breve o lunga che sia va vissuta a colori e l’amore è per me l’azzurro del cielo.
Certo la Manuela che conoscevo prima della Sentenza non c’è più, mi sento completamente cambiata, ho valori diversi e apprezzo cose diverse. Accetto l’aiuto degli altri perché non sono Supergirl e quello che mi è successo è davvero una c** di mazzata!”

Il sostegno psicologico fatto da specialisti nell’ambito delle malattie croniche è un valore aggiunto. Chi soffre di una malattia cronica non dovrebbe negarsi un aiuto Professionale per fronteggiare al meglio tutte le fasi della malattia e trovare un proprio spazio esclusivo in cui liberarsi di tutti i pesi emotivi.
Presso il nostro Centro si occupano del supporto in caso di malattie croniche il Dott. Palumbo e la Dott.ssa Minozzi.

Storie (diverse) di Spirito Natalizio.

Natale da Centro AuroraLe Feste Natalizie secondo Gloria e secondo Riccardo:

Sono Riccardo ho 52 anni ed ho sempre amato le feste natalizie. Da bambino significavano ottimi tortellini, mio padre più spesso in casa, niente scuola e un via vai di parenti che portavano piccoli regali a me e ai miei fratelli.
Nel tempo mi è rimasto il senso delle Feste come convivialità, calore, una bevuta in più con la famiglia e gli amici, un momento per stare insieme.

Il Natale per me è questo, stare insieme nella quotidianità, fare colazione per una settimana con il Pandoro nel caffellatte come fosse sempre Domenica, sciogliere i nodi delle tensioni lavorative in un sorriso di mia moglie mentre l’aiuto a stendere la pasta col mattarello, sentire i battibecchi dei miei figli che durante il resto dell’anno mi vengono solo raccontati. Ci sono con il corpo e con la mente durante le Feste e mi perdono un po’ per le lunghe assenze dei mesi precedenti.

Le Feste di Natale, sì, sono per me un momento di riscatto del mio ruolo di padre e di marito, di amico e di uomo. Vorrei fermare il tempo adesso mentre apparecchiamo la tavola per ricevere i parenti e gli amici in una serata che sarà senza dubbio speciale.
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
Sono Gloria ho 35 anni e solo a pensare al Natale mi sale l’ansia. Sembra che ci si debba necessariamente divertire, partecipare ad ogni festa, fare qualcosa di diverso. Le cene di famiglia sono la fiera delle ipocrisie, non sappiamo nulla l’uno dell’altro, eppure sembra si debba condividere un panettone.
Le Feste di Natale non mi hanno mai trasmesso calore e senso di Famiglia anche perché la mia Famiglia lavorava più che mai sotto le Feste, quindi per me Dicembre significava tante giornate passate in noiosa solitudine e silenziose, troppo silenziose.

Mi piacerebbe avere lo spirito Natalizio ma proprio non è cresciuto in me.
Sono una persona serena, mi dedico al lavoro, all’amore, ho buoni amici anche se non sono la più popolare del paese ma vivo la quotidianità in modo attivo.

Durante le Feste Natalizie divento un gatto, vecchio, stanco e viziato. Le Cene con colleghi e conoscenti mi sembrano improvvisamente tristi vetrine a cui sei obbligata a partecipare per non essere additata come l’asociale del gruppo.
Guardo la gente apparentemente divertirsi mentre stappa la bottiglia di prosecco e mi chiedo cosa stia pensando… si staranno davvero divertendo così tanto? Vorrei dare un senso a questo periodo in cui si ha più tempo per pensare, vorrei fare l’Albero con convinzione e sentire la mia famiglia più vicina…poi ci penso e vorrei solo andare in letargo e svegliarmi nella normalità di metà Gennaio.

Il Cibo è Ansia per me

Il Cibo è Amore, il Cibo è Odio, il Cibo è Ansia.
Anna 22 anni…
“Mi ritrovo a pensare al Cibo nei momenti più improbabili della giornata, mentre sono al lavoro davanti al caffè già mi angoscia pensare come affrontare la pausa pranzo.
Vorrei essere da sola, lontana dagli sguardi dei colleghi, mi guardano i fianchi e parlano tra loro. Io sono dimagrita tanto negli ultimi mesi ma tanto c’è ancora da fare. Le ragazze sfilano in ufficio con fisici pazzeschi e io mi dico che andare in palestra ogni giorno non basta.
Sto calcolando le calorie, programmo minuziosamente ogni cosa la sera prima per non ritrovarmi impreparata, per ora mi sono messa a 900 calorie ma posso fare di meglio!
Ho provato ad auto-provocarmi il vomito, ho provato con i lassativi ma niente, meglio non mangiare proprio..”

Chiara 28 anni
“Prima mi capitava un paio di volte al mese, ora almeno due volte a settimana, ho momenti in cui mangio in modo incontrollato qualsiasi cosa mi capiti a tiro, mi nascondo da mio marito perché mi vergogno e mi sento in colpa, dopo mi sento strapiena ma non riesco proprio a non farlo. Qualche volta mi sono procurata il vomito per punirmi e compensare l’abuso di cibo ora non più, sto ingrassando inesorabilmente, mi isolo e mi sento sulla strada del non ritorno… ”

Cosa sono i Disturbi del Comportamento Alimentare

Sembrano due storie molto diverse ma sono accomunate da un rapporto disfunzionale con il Cibo.
I Distrurbi del Comportamento Alimentare come l’Anoressia Nervosa, La Bulimia Nervosa o il Disturbo da Alimentazione incontrollata possono avere fattori predisponenti e scatenanti molto simili.

Disturbi Alimentari (DCA)
I Disturbi Alimentari- Psicoterapia

Si pensa che ci sia una predisposizione dovuta a fattori genetici, psicologici (scarsa autostima, ricerca della perfezione) e ambientali e che il Disturbo esca dalla latenza a seguito di un evento scatenante come un lutto, un trauma, un cambiamento di vita importante.
Inizialmente, nel caso dell’anoressia, la perdita di peso può anche essere un fattore di mantenimento del Disturbo, “sto dimagrendo, tutti me lo dicono quindi sto facendo bene!”, successivamente, quando il sintomo fisico diventa più evidente può essere motivo di isolamento e depressione: “sono stanca che tutti mi chiedano perché sono così magra e perché non mangio, questo mi irrita, meglio evitare certe situazioni..”
Ciò che distingue invece la Bulimia Nervosa dal Disturbo di alimentazione incontrollata è sostanzialmente la messa in atto o meno di sistemi compensativi… “ho mangiato troppo, mi sono abbuffata, adesso vomito o prendo lassativi, non posso permettermi di ingrassare…”
A seconda della gravità della situazione e dal consolidamento del Comportamento disfunzionale, l’approccio terapeutico cambia e può prevedere il lavoro sinergico tra Psicologo, Dietista e trattamento farmacologico.

In queste patologie l’attenzione di familiari e amici è fondamentale poiché generalmente, chi ne è affetto non ha una visione obiettiva della realtà e non si rende conto della propria effettiva fisicità né della dannosità dei suoi comportamenti.

Problemi nell’atto sessuale?.. Parliamone!

Cerchiamo nel nostro piccolo di abbattere le barriere culturali che impediscono alle tante persone che soffrono di Disturbi legati all’atto Sessuale, di parlarne e fare qualcosa per risolverli, dando un po’ di nozioni di base:

Un atto sessuale umano è costituito da quattro fasi.
In ognuna delle fasi della risposta sessuale può presentarsi un disturbo.

Le fasi sono:

1) Desiderio: quella fase in cui siamo spinti verso un’attività sessuale e quei momenti in cui siamo colti da fantasie sessuali.

2) Eccitazione: la fase che consiste in una soggettiva sensazione di piacere sessuale accompagnata da varie componenti fisiologiche.
Nell’uomo: l’erezione del pene
Nella donna: la vasocongestione pelvica, la tumescenza clitoridea, la dilatazione della vagina e la lubrificazione.

3) Orgasmo: la fase del raggiungimento del piacere sessuale accompagnata da contrazioni muscolari ritmiche e da eiaculazione (nell’uomo)

4) Risoluzione: fase in cui c’è un rilassamento dei muscoli e che da inizio al periodo refrattario variabile da uomo a donna.

Quali sono i Principali Disturbi che si incontrano?

Gli uomini possono presentare eiaculazione precoce e difficoltà erettive, le donne assenza di lubrificazione, che può portare a una percezione di dolore sessuale, vaginismo (contrazioni muscolari che impediscono la penetrazione) o anorgasmia.
Spesso questi disturbi sono accompagnati da una componente ansiosa, come ad esempio ansia da prestazione, che va a peggiorare i sintomi.

Nella consulenza sessuale l’obiettivo è quello di potenziare le risorse della persona aiutandola a sviluppare strategie più efficaci per gestire le proprie difficoltà.

Sono presenti tanti stereotipi rispetto a chiedere aiuto per un disturbo legato all’atto sessuale.
La visione di se stesso di chi ha un disturbo di questo tipo porta ad una percezione di scarsa efficacia ed una bassa autostima, le quali influiscono negativamente sui sintomi creando un CIRCOLO VIZIOSO:

“Non riesco ad avere rapporti soddisfacenti per me e per il/la mio/a Partner, quindi sono un Incapace, evito le relazioni e i rapporti, reagisco con Rabbia, divento geloso/a, non ne voglio parlare!”

In realtà i disturbi sessuali sono disturbi molto comuni:

Circa 1 uomo su 4 ha difficoltà di eiaculazione precoce e circa 1 su 8 ha difficoltà erettive.
Circa 1 donna su 5 ha difficoltà a raggiungere l’orgasmo e 1 donna su 3

eiaculazione precoce
I Disturbi dell’Atto Sessuale

presenta scarso desiderio sessuale.

Chiedere un aiuto psicologico in merito, può davvero rappresentare la svolta per vivere la propria sessualità in modo più sereno e piacevole.

Dott. Marco Palumbo, Psicologo presso Centro Aurora

CAREGIVER… MA QUANTO E’ DIFFICILE?!

Alzheimer: i familiari

Ho 44 anni, sono una donna e pure una mamma. Non sono mai stata viziata dai miei genitori, me la sono sempre cavata da sola. Aiutavo in casa, studiavo, lavoravo. Mi sono sposata e ho preso in mano la gestione della casa, dei figli e delle finanze della famiglia.

Mio marito è stato abituato male dalla madre e proprio non si arrangia a far nulla, non mi aiuta, non collabora e dà per scontato che mi occupi io di tutto.
Poi mio padre si è ammalato ed io facevo la spola tra casa mia e ospedale fino alla sua morte. Poco dopo a mia madre è stato diagnosticato l’Alzheimer e lì ho visto un altro tipo di malattia, più subdola del tumore di mio padre.
Non solo ci sono giorni che non mi riconosce, a volte è persino cattiva, mi dice cose tremende, ricorda eventi del passato che io non sapevo, si perde a casa sua.. non mi fido a lasciarla sola e con la badante non se ne parla.. l’ultima si è presa un piatto in testa!
Mio marito ha dovuto per forza accettarla in casa nostra ora mi divido in tre, mamma due volte, moglie e non più donna.
Non esco più, non vado più al cinema, non programmo nemmeno le ferie.
Ho sostanzialmente smesso di vivere la mia vita e vivo solo per gli altri… amo mia madre, i miei figli e mio marito ma sono anche una persona che ha bisogno della sua individualità.
La frustrazione di parlare inutilmente con mia mamma mi travolge ogni giorno. Non vedo luce in fondo al tunnel Alzheimer e se mi perdo anche io è finita..
Ho scoperto che il lavoro del Caregiver non fa per me e allora ho deciso di farmi aiutare, non posso reggere il mondo da sola, ci sono specialisti che si occupano proprio di SOSTENERE CHI SOSTIENE, questo significa che allora il nostro ruolo sociale è più che importante E IL NOSTRO LAVORO PIU’ CHE DIFFICILE.
Non mi voglio perdere nel buio, ho trovato una mano che mi guiderà alla fine del tunnel.
Per saperne di più visita la nostra sezione di Neuropsicologia/Alzheimer

Benvenuti al Centro Aurora

UNA Coppia, DUE monologhi.. Chi si riconosce?

Crisi di coppia?

Lei e Lui sposati da 15 anni, insieme da 20, 2 Figli, tanto lavoro, pochi amici

Lei: Sono ancora una giovane donna, carina, intraprendente con la voglia di provare cose nuove e condividere insieme esperienze nuove, Lui invece è già vecchio dentro, poca voglia di sperimentare, disattento, concentrato su se stesso.
Lui: Mi sento un uomo affascinante e sicuro di me, ho dedicato tanti anni alla famiglia e ora vorrei dedicare più tempo a me stesso, ai miei vecchi interessi, Lei invece è troppo concentrata sulla famiglia, non riesce a vedersi come una donna ma solo come una mamma. Mi piacerebbe che avesse degli interessi solo suoi.
Lei: mi sento trascurata, vorrei le sue attenzioni ma certo non le vado a chiedere in modo esplicito. Vorrei che lo capisse da solo che quello che mi dà ora non mi basta… Poi… ho un nuovo collega sempre molto gentile, ci prendiamo un caffè insieme la mattina e in 5 minuti riesco a raccontargli tanto di me… è un bel momento della mia giornata.. .. Il sesso è per me fondamentale ma certo non è più intenso come una volta…per Lui non è più importante forse.
Lui: Con Lei non si può parlare di nulla, ha sempre una critica per quello che faccio o non faccio, ci piacciono cose diverse, le voglio molto bene ma un po’ mi soffoca. Credo che a Lei vada bene così, un rapporto diventato un po’ insipido, forse Lei pensa che tutte le coppie della nostra età siano così, sarà la famosa trasformazione dell’amore.. Il sesso è per me fondamentale ma certo non è più intenso come una volta…per Lei non è più importante forse.
A volte credo di piacere un po’ alla cameriera del bar in cui vado ogni giorno in pausa pranzo… mi guarda con aria interessata.. vede l’uomo passionale che c’è in me? Non so ma mi intriga…

Terapia di coppia, come può aiutare?

A volte nella coppia non è l’amore che manca, non è il rispetto, non è la stima, non è la passione ma è la COMUNICAZIONE. Perderla significa ipotizzare quello che pensa l’altro senza saperlo, significa precludersi la possibilità di fare qualche cambiamento di coppia, di vita, significa accontentarsi di quello che si ha dentro la coppia per cercare fuori ciò che si crede manchi ma in realtà è lì, nascosto dietro le abitudini, la mancanza di ascolto, i ruoli consolidati.
Parlare e ascoltare. Si possono imparare, non è mai troppo tardi per ritrovare la complicità!

Perché dopo il Terremoto sono diversa?

“Ansia, Paura Ingiustificata, Insicurezza, queste sono le tre cose che mi caratterizzano da quando, nel 2012 ho vissuto attimi di terrore durante il Terremoto.
Avevo 14 anni, i miei pensieri erano decisamente diversi, ragazzi, amiche, sport… da allora, da quando ho visto l’insicurezza vera negli occhi di mio padre, mi sono resa conto che in un attimo tutto può cambiare, in un istante nulla ha più importanza, sono diventata sensibilissima ad ogni movimento, vibrazione, rumore…la notte mi agito sono sul “chi va là!”.
Per un po’ abbiamo vissuto in tenda, nel giardino di casa…da un giorno all’ altro, avevo paura della Mia Casa! Non c’era nulla di vacanziero in quel campeggio improvvisato.

Ho sentito parlare i miei genitori con preoccupazione sulle sorti della nostra Casa, pensavo alla mia camera, alla mia infanzia, vedevo i miei genitori come sassolini tremolanti e non più come le rocce sicure a cui ero abituata.
I primi tempi il Paese era una grande famiglia, sentivo empatia e complicità con tutti i compaesani, anche le ragazze che mi stavano antipatiche all’ improvviso non erano più così antipatiche!
Poi, con il tempo è arrivata la normalità. C’è chi non ci pensava più al Terremoto e chi come me era rimasta indietro nel viaggio verso la rielaborazione. C’è chi dormiva in casa tranquillo e chi come me continuava ad aspettare boati in tenda. A distanza di tempo mi sono sentita sola. Perché ci penso ancora? Eppure è passato tanto tempo…
Il terremoto è rimasto nel limbo della mia mente, in una scatola senza coperchio, in un archivio lasciato aperto. So che posso farmi aiutare a mettere il coperchio sulla scatola e a riporlo nel posto giusto, non dovrò buttare via la scatola devo solo trovare il suo giusto posto nell’ archivio delle mie esperienze”.

La nostra Soluzione:

La tecnica dell’E.M.D.R. avvia la rielaborazione degli eventi traumatici.
Il Trauma non rielaborato (non solo il Terremoto) è un libro che ci fa paura e che NON è stato riposto nella sezione Horror della Biblioteca del nostro cervello. Per questo ce lo ritroviamo tra le mani anche quando stiamo cercando altro. Il terapista E.M.D.R. è l’abile bibliotecario che troverà il posto giusto al tuo libro.

“NON SI PUO’ RIMETTERE IL DENTIFRICIO NEL TUBETTO”

Cambio vita: Storia di un uomo con un disagio emotivo.

Prima di capire che ero arrivato al limite, che non potevo più vivere così, prima che il mio Vulcano esplodesse ho passato anni di pura sofferenza, puro dolore. Ho provato a parlarne, ma con le persone sbagliate.
Gli amici minimizzavano, mia moglie provava ad anestetizzarmi con nuovi impegni che avrebbero dovuto distrarmi, mio padre mi diceva di sopportare per non far soffrire tutta la famiglia.

cambio vita
Il Vulcano emotivo

Perché era così difficile sedersi davanti a una birra e sentire empatia con il mio dolore? Perché era così difficile per loro vedermi piangere?
Io volevo urlare la mia sofferenza ma gli altri abbassavano il volume e il mio grido implodeva dentro.
Ora ho capito che il dolore, la sofferenza, vanno vissuti e sentiti fino in fondo mai sfuggiti o ignorati, soffocati. Le persone che avevo accanto non sapevano ascoltare, non ne volevano parlare, volevano spegnere il mio vulcano diventando di fatto complici del mio male.

Per fortuna mi sono deciso a chiedere aiuto, ora il Vulcano è esploso, una esplosione controllata, cavalcata e non subita, io non sarò mai più come prima, perchè “non si può rimettere il dentifricio nel tubetto” così ho imparato ad accettarmi per come sono con i miei pregi e difetti. Ora è iniziato il mio Cambiamento.

La sofferenza emotiva spesso viene insabbiata, ignorata, per convenzione sociale o per evitare rotture nella vita privata. Potrebbe essere dovuta a tanti fattori, una violenza subita, una identità sessuale nascosta, una forte insoddisfazione lavorativa o affettiva. Non importa quale ne sia il motiva, la sofferenza va vissuta, la tristezza manifestata, la Vergogna e il senso di colpa gestiti in modo funzionale.

“Cambio Vita” ce lo siamo detti tutti ma chi ne ha avuto davvero il coraggio? Solo I Coraggiosi si fanno aiutare per Innescare il Cambiamento.

DIPENDENZA AFFETTIVA: IO NON SONO PERFETTA!

Dipendenza affettiva, storia di una donna.

Ci è voluto tempo, voglia di mettersi in discussione, pianti e prese di coscienza nello studio del mio Psicologo ma passo passo mi sono resa conto di misurare il mio valore attraverso gli occhi degli altri, di cercare continuamente di compiacere chi mi sta vicino annullando di fatto la mia identità.
La mia incapacità a dare un valore a me stessa mi ha portato alla dipendenza psicologica e affettiva, da mio marito, dai miei genitori da qualcuno che non sono io.

Ora finalmente ho capito che la responsabilità di tutto questo è mia.
Nascondendo me stessa per non sentirmi criticare, per non deludere, per non avere problemi ho mortificato la mia identità, non ho mai alzato la voce per dire la mia pensando che gli altri trovassero banale il mio pensiero.
Pensandoci, non entravo nei negozi perché poi mi sentivo in dovere di acquistare qualcosa, ero gelosa di ogni donna che si relazionava con mio marito pensando che qualcuna potesse catturare le sue attenzioni, educavo i miei figli come i nonni si aspettavano, per non discutere.

Tutto questo mi ha portato ad essere irritabile, nervosa, depressa, scontenta.
Ho messo in discussione il mio matrimonio e tutto ciò che avevo costruito senza rendermi conto che se non ci si sente liberi di esprimere i propri valori, se non ci si mette in gioco per quello che si è, se non si accetta la possibilità di disattendere le aspettative degli altri, se non si fanno alzare le persone dalla propria sedia, allora non si può amare e non si può essere felici…

Io merito di essere felice, la vita è una soltanto, chi soffre di una dipendenza, qualsiasi essa sia merita di riprendere in mano la propria vita.

La dipendenza affettiva, psicologica, può trascinare la vittima in un vortice da cui è possibile uscire con un grande lavoro psicologico su Autostima, Identità, Fiducia.